AURORA
Marzo-Aprile 2009

Contenuto Di Questo Numero

  1. I Niemici E Le Tentazioni Della Nuova Creazione
  2. La Pasqua Della Nuova Creazione
  3. La Commemorazione Di Nostro Signore
  4. La Legge Dell’Amore
  5. Messaggio Alla Chiesa Di Efeso
  6. L’Eterno Iddio Vivente


CONTINUAZIONE DELL’ARTICOLO
—Gennaio-Febbraio 2009

I Nemici E Le Tentazioni Della Nuova Creazione

SEGUIAMO IN QUESTO caso, l’esempio dell’Arcangelo Michele che non espresse alcuna accusa ingiuriosa contro Satana, limitandosi a dirgli: “Ti sgridi il Signore!” quando sarà venuto il suo tempo e nella maniera che Egli giudicherà buona (Guida 9), e regoliamoci come lui. Sapendo che il Signore corregerà, alla sua ora, e secondo le sue vie, le istituzioni attuali, noi possiamo dire con l’Apostolo: “Siate pazienti … poichè l’avvento del Signore è prossimo,” il Suo Regno è prossimo ad essereinstaurato ed Egli risolverà tutte le difficoltà. Discutere tali questioni in anticipo, è non solo futile, ma irriverente e senza alcun vantaggio, e ciò fa torto a colui che ne parla ed a coloro che influenza, producendo uno scontento generale. Vi sarà molta gente del mondo che discuterà tali quistioni allorquando il Signore sarà venuto e sarà tempo di discuterle. Tutti i membri della Nuova Creazione agiranno saggiamente, nell’evitare d’abordare questo soggetto suscettibile di provocare irritazione ed asprezze. E sopratutto ai figliuoli di Dio, ed a coloro che hanno “orecchi per intendere,” che essi parleranno dei pensieri profondi di Dio e dei Suoi Piani e, naturalmente, allorquando si presenta l’occasione, parleranno del tempo d’angoscie, in cui sarà instaurato il Regno.

La Nuova Creazione, il Sacerdozio Regale ha un mandato ben differente da quello del mondo ed è estraneo alle perturbazioni dei diversi elementi del mondo. L’opera sua, attualmente, come già abbiamo visto, risiede nel far squillare le trombette d’argento e proclamare la Verità del Piano divino per tutti coloro che non sono ciechi nè sono stati resi sordi dagli artifici dell’avversario. La sua missione, anzitutto, è nell’ambito dei figliuoli del Signore, per terminare l’opera dell’Era Evangelica, per ammassare il grano nel granaio.—Matt. 13:37-43

Un’altra immagine che simboleggia l’opera attuale della Chiese, è quella della Sposa che termina i suoi preparativi per lo sponsalizio. (2 Cor. 11:2; Apoc. 19:7) Tali urgenze assorbono tutto il tempo, tutte le influenze tutte le risorse, ecc., di cui le Nuove Creature dispongono; esse non hanno alcun interesse per il mondo, non si preoccupano in alcuna maniera di prolungare le sue opere e le istituzioni, con quanto vi si collega; nè hanno alcun desiderio di anticipare le disposizioni piene di saggezza e di bontà del Signore in vista della transformazione del presente mondo malvagio in quello che è il “mondo a venire,” “dove abiterà la giustizia.”—Ebrei 2:5; Pietro 3:13




La Pasqua Della Nuova Creazione

“La nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata per noi. Celebriamo perciò la festa non con vecchio lievito, ne con lievito di malvaggità e di malzia, ma con azzimi di sincerità e di verità.”
—I Cor. 5:7-8

RILEVANTE TRA LE ESPERIENZE di Israele tipico fù la Pasqua. La festa della Pasqua, festeggiata ogni anno dai Giudei per sette giorni, cominciava con il quindicesimo giorno del primo mese dell’anno (Nisen) festeggiava in senso generale la liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto, ma particolarmente salvare la vita dei primogeniti Israeliani, ossia lasciarli in vita, durante la piaga della morte che si abbattè sugli Egiziani e che, quale ultima piaga, li costrinse alla fine a lasciar liberi gli Israeliti dalla servitù forzata.

La salvezza dei primogeniti di Israele divenne il fatto precursore della liberazione di tutta la nazione di Israele e del loro passaggio attraverso il Mar Rosso in salvo verso la libertà dalla schiavitù dell’Egitto. Si può capire facilmente che un evento così portentoso venisse giustamente commemorato dagli Israeliti in quanto intimamente identifica con la nascita della loro nazione; e così e festeggiato dagli Ebrei fino ai nostri giorni. I membri della Nuova Creazione sono interessati in quegli avvenimenti come lo sono in tutto ciò, che viene predisposto e compiuto dal loro Padre Celeste, sia nei confronti del suo popolo tipico, Israele secondo la carne, che nei confronti di tutto il mondo dell’umanità. Tuttovia la Nuova Creazione (il popolo del Signore) ha un interesse ancora più profondo per quanto avvenne in Egitto, perchè il Signore ha rivelato a loro il “MISTERO” secondo cui quelle cose che erano accadute ad Israele neturale erano volte a tipificare e a far presagio a cose ancora più grandi nel piano divino che riguadavano Israele Spirituale antitipico: ‘LA NUOVA CREAZIONE’

Con riferimento a queste cose spirituali, l’Apostolo Paolo dichiara che “L’uomo naturale non riceve le cose dello spirito di Dio, perchè sono follia per lui, e non le può conoscere, poichè si giudicano spiritualmente.” (I Cor. 2:14) Ma ai membri della Nuova Creazione, Dio le ha rivelati per mezzo del suo Spirito. Dio usò apostoli come suoi portavoce per darci degli indizi affinchè sotto la guida del Suo spirito, possiamo capire le cose profonde di Dio. Uno di questi indizi si trova nel testo citato all’inizio di questo articolo. Seguendo l’indicazione dell’Apostolo Paolo, vediamo chiaramente che Israele secondo la carne tipificava tutto il popolo di Dio, tutti coloro che infine deventano il suo popolo, giù fino alla conclusione dell’età. Millenaristica; e vediamo che gli Egiziani rapresentavano coloro che si opposero al popolo di Dio con il Faraone, loro sovrano che rappresentava Satana, il principe del male e delle tenebre; e i servitori e i cavalieri che rappresentavano gli angeli e gli uomini caduti che si erano associati o che si associaranno con Satana quali oppositori del Signore e del suo popolo, la Nuova Creazione, e in senso generale della famiglia dei credenti. Come il popolo d’Israele ogognava la liberazione e gemeva sotto i loro sorveglianti e aguzzini, ma era debole e incapace di leberarsi da soli e non sarebbe mai stato capace di leberarsi dal giogo dell’Egitto con le propie forze se non fosse stato per l’intervento del Signore a loro favore e per l’aver e designato e mandato Mosè quale loro liberatore, così vediamo il mondo dell’umanità, nel tempo attuale e per tutto il passato, gemere e faticarsi nell’affanno insieme sotto le esazioni del “principe di questo mondo” e dei suoi servi: il peccato e la morte.

Tutta la stirpe di Adamo e vincolata al peccato e alla morte e l’unica sua speranza e in Dio e nel Mose antitipico (Cristo Gesù) Prendete nota di quanto ciò vada d’accordo con il linguaggio dell’Apostolo Paolo. (Romani 8:22-29) “Tutta la creazione geme insieme ed e in travaglio, poichè aspetta la manifestazione dei figlioli di Dio” in attesa del completo passar della Chiesa dei primogeniti nella prima Risurrezione, fino alla gloria all’onore e all’immortalità.

Ma ora, è importante considerare un altro espetto del tipo. Perchè nel tipo, si verificasse il passar sopra ai primogeniti e la liberazione di tutto il popolo del Signore che ne derivò, fu necessario che l’Agnello pasquale fosse ucciso e il suo sangue fosse spruzzato sugli stipiti e sugli architravi della casa, dove in quella tragica notte gl’Israeliti si erano riuniti, la carne dell’agnello doveva essere consumata durante la notte con erbe amare e con il pane azzimo. In tal modo ogni casa d’Israele rappresentava la famiglia dei credenti ed ogni agnello rappresentava l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e i primogeniti di ogni famiglia rappresentava Cristo, (la Testa e il Corpo) La nuova creazione. Le erbe amara rappresetavano le prove e le afflizzioni di questo tempo presente, che servono ancora di più a stimolare l’appetito della famiglia dei credenti.

Inoltre, dato che ogni famiglia doveva mangiare con il bastone in mano e i fianchi cinti per un viaggio, ciò rappresentava il fatto che quel primogenito è quella famiglia di credenti, che avrebbero così consumato l’Agnello durante la notte di questa età del Vangelo, sarebbero stati pellegrini ed estranei nel mondo, il quale sarebbe diventato consapevole della schiavitù del peccato e della morte ed avrebbero desiderato di essere condotti dal Signore alla libertà dal peccato e dalla corruzione, alla libertà dei Figli di Dio.




La Commemorazione Di Nostro Signore

È STATO IN armonia con questo tipo di uccisione dell’agnello Pasquale il 14simo giorno del primo messe, il giorno che precede i sette giorni della Festa di Pasqua, festeggiata dagli Ebrei, che nostro Signore morì, come l’antitipico agnello di Pasqua, “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo.” Per nostro Signore non era possibile in nessun altro momento finire il sacrificio che aveva iniziato all’età di trenta anni con la morte, con il bettesimo nella morte, Pertanto fu allora che, sebbene gli Ebrei avessero cercato mille volte di prenderlo, nessuno gli mise la mani addosso, perchè “la sua ora non era ancora venuta.”—Giovanni 7:8-30

Come gli Ebrei fu ordinato di scegliere l’agnello del sacrificio il decimo giorno del primo nese e di riceverlo nelle loro case in quella data, il Signore appropiatamente offrì se stesso per loro in quella data, quando, cinque giorni prima della Pasqua, montato sull’asinella entrò nella città di Gerusalemme mentre la moltitudine grivava: “Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” Egli venne fra i suoi e i suoi (come nazione) non lo ricevettero, ma a quanti lo ricevettero (individualmente) ‘egli dette la libertà di diventare figli di Dio.’ La nazione, attraverso i suoi rappresentanti, i governanti, invece di riceverlo, lo riggettarono e in tal modo si identificarono per quel momento con l’Avversario.

Quando nostro Signore istituì la sua Cenna di Commerazione, chiamata Ultima Cena, era un nuovo simbolo, modellato sul vecchio tipo della Pasqua, sebene NON una parte di esso, essendo la cerimonia commemorativa, o commemorazione, dell’antitipo. Come leggiamo, egli “prese il pane e, quando ebbe dato grazie, lo spezzo e disse: ‘Prendete, mangiate; questo è il mio corpo, che è spezzato per voi (questo rappresentava lui), (l’Agnello antitipico), fate questo in memoria di me.’ L’intenzione evidente di nostro Signore fù quella di fissare nelle menti dei suoi seguaci il fatto che egli è antitipico Agnello per gli antitipici promogeniti e per la famiglia dei credenti.

L’espressione “FATE QUESTO in memoria di me” implica che questa nuova istituzione dovrebbe prendere, fra i suoi seguaci, il posto dell’istituzione precedente. Allo stesso modo, quando ebbe terminato la cena, prese anche il calice dicendo: ‘questo calice e il nuovo testamento (Patto) nel mio sangue’ il sangue del Patto, il sangue che sigilla il Nuovo Patto’ Fate questo, tutte le volte che lo bevete in memoria mia ‘ Non ci verrebbe da intendere ciò nel senso di farlo senza riguardo al memento e la luogo, ecc. Ma nel senso che, da allora in poi quando questo calice e questo pane azzimo pentanto vengono usati come celebrazione della Pasqua, ciò si dovrebbe considerare, in ogni occasione, una celebrazione NON del tipo, ma dell’ANTITIPO. Come non sarebbe stato leggittimo, appropiato celebrare la Pasqua in qualsiasi altro momento che quello designato dal Signore, allo stesso modo non e tuttora appropiato celebrare l’antitipo in qualsiasi altro momento che nel suo anniversario. (I Cor. 11:26) Questo mostra che i discepoli di Gesù come pur tutti i seguaci del Signore la celebrazione della Pasqua doveva avere un significato nuovo, alla quale il pane spezzato rappresentava la carne del Signore, il calice rappresentava il suo sangue. La fede nel riscatto continua a trovare la sua raffigurazione in questa semplice commemorazione, fino alla sua venuta.

L’anno Ebraico comincia a primavera, con il primo apparire di una luna nuova dopo l’equinozio di primavera (Equinozio significa) 12 ore di giorno e 12 ore di notte. Il 14esimo giorno si calcola facilmente ma non si dovrebbe confondere con la Settimana Di Festa che comincia il 15esimo giorno e continuava per una settimana dopo tale giorno, cioè non si dovrebbe confondere con la celebrazione Ebraica. Quella settimana di pane azzimo, festeggiata dagli Ebrei con gioia, corrisponde all’intero futuro di un Cristiano, specialmente in quanto rappresenta l’anno intero fino alla sua celebrazione successive della Cena Commemorativa. Per gli Ebrei il sacrificio dell’agnello era un mezzo per un fine: un dar inizio alla festa della settimana, che godeva della sua attenzione speciale. La nostra Commemorazione si riferisce all’uccisione dell’Agnello e, quindi appartine al 14esimo giorno di Nisan (Il primo mese dell’anno. Inoltre dobbiamo ricordare che con il cambiamento del calcolo delle ORE del giorno, la notte del 14esimo giorno di NISAN corrisponderebbe a quello che ora noi chiarmeremmo le sera del 13esimo giorno di NISAN.

Frat. C. Russell-tradotto dalla lingua lnglese.



La Legge Dell’Amore

ALL’INFUORI DELLA Legge dell’Amore per coloro che sono in Cristo abbiamo visto chiaramente che. La Nuova creazione, Israele spirituale, non e soggetta in alcun senso della parola all’Antico Patto, aggiunto a motivo della trasgressione quattrocentotrenta anni dopo il Patto, in base al quale la Nuova Creazione è accettata nel Diletto. Vero, nostro Signore Gesù Cristo nei giorni della sua incarnazione osservò il settimo giorno della settimana rigidamente in conformità con la legge Mosaica, sebene non in conformità con alcune delle concezioni perverse degli Scribi e dei Farisei. Ciò fù dovuto al fatto che, secondo la carne, egli era un Ebreo, nato sotto la Legge Mosaica e quindi soggetto ad ogni suo requisito, che egli adempì, come dichiara l’Apostolo:” inchiodandola sulla crose,” ponendo completamente fine ad essa sia per quanto riguarda lui che per tutti gli Ebrei che sarebbero giunti al Padre attraverso di lui.

Tutti gli Ebrei che non hanno accettato Cristo sono ancora sottoposti a tutti i provvedimenti e regolamenti del loro Antico Patto e, come spiega l’Apostolo se ne possono liberare solo se accettano Cristo quale termine della Legge, mediante la fede. (Romani 10:4) Per quanto riguarda i Gentili essi non furono mai sotto la Legge Mosaica e, quindi, non potevano essere liberati: Nostro Signore, la Nuova Creatura, generato al suo battesimo è nato dallo spirito e nella sua risurrezione, fù l’antitipica Progenie di Abrahamo ed erede di tutte le promesse fatte a costui: e che sia gli Ebrei che i Gentili giunti a lui per fede, e al Padre attraverso di lui, una volta generati dallo Spirito Santo, sono ugualmente annoverati tra la Nuova Creazione e coeredi con Gesù nel Patto di Abrahamo e nessuno membro di essa e sottoposto alla Legge Mosaica aggiunta, ovvero all’antico Patto.

Pertanto, sebbene l’uomo Gesù Cristo fosse sotto la legge e vincolato agli obblighi dell’osservanza del settimo giorno come parte della Legge, tali obblighi verso la Legge cessarono per quanto riguarda i suoi seguaci, come pure lui stesso, non appena morì, mettendo giustamente, giustificatamente fine alla legge per tutti gli Ebrei che lo avevano accettato e che attraverso di lui divennero con lui morti all’Antico Patto e vivi al patto di Abrahamo.

Tuttavia non è sorprendente scoprire che anche gli apostoli ebbero bisogno di un pò di tempo per afferrare del tutto il significato di questo cambiamento dall’ordinamento della Legge all’ordinamento della grazia: l’età del Vangelo. Allo stesso modo vediamo che furono necessari diversi anni perchè essi si rendessero. Conto pienamente che nella morte di Cristo la parete intermedia di divione fra Ebrei e Gentili era stata abbattuta e che pertanto i Gentili non dovevano essere annoverati come impuri, non di più degli Ebrei, perchè Gesù Cristo, per la grazia di Dio, aveva provato la morte per ciascuno uomo e, quindi, chiunque si fosse avvicinato al Padre, Ebreo o Gentile, avrebbe potuto essere accettati attraverso di lui a Cristo. Anche ad anni di distanza della conferenza degli apostoli, in cui Pietro e Paolo dettero testimonianza della grazia di Dio conferita ai Gentili, dei doni dello Spirito Santo, e delle lingue che a quel tempo miracolosamente parlavano, tutti loro furono testimoni della nascita dello Spirito tra gli Ebrei (gli Apostoli) cioè il giorno della Pentecoste. Ma anche in quel momento vediamo Pietro ancora esitante e cedere ai pregiudizi dei credenti Ebrei nel senso che si allontanò dai Gentili convertiti trattandoli come fossero ancora impuri. Procedendo in tal modo, si attirò un rimprovero dall’Apostolo Paolo che evidentamente aveva afferrato tutta la. Situazione del nuovo ordinamento con una visione più chiara di quella degli altri apostoli, Se un apostolo ebbe bisogno di un rimprovero per fargli superare i pregiudizi razziali che aveva, possiamo facilmente presumere che la masse di credenti (quasi tutti Ebrei) per molti anno rimasero notevolmente confusi riguardo alla totalita del cambiamento dei rapporti divini che risaliva alla Croce.

L’usanza degli Ebrei non solo in Palestina, (ma ora Israele) ma dappertutto nel mondo comprendeva una osservanza del Sabato che, sebbene originariamente destinato a nient’altro che a giorno di riposo, o alla sospensione dal lavoro faticoso, finì per essere appropiatamente usato come giorno per la lettura della legge e dei profeti e per esortare nelle sinagoghe. I convertiti Ebrei che entravano nella Cristianità si radunavano con molto naturalezza il Sabato per lo studio della Legge e dei profeti, dal nuovo punto di vista del loro compimento iniziato in Cristo e per esortarsi a vicenda a rimanere saldi, ancora di più dato che vedevano avvicinarsi il giorno, il grande giorno del Signore, il giorno Millenaristico: “I tempi della restaurazione, di cui si parla per bocca dei santi profeti sin dall’inizio del mondo.”

Gli apostoli e gli evangelisti che viaggiavano fuori della Palestina trovavano orecchi prontissimi per il Vangelo tra gli Ebrei che stavano già in attesa del Messia; e trovarono l’occasione migliore per raggiungerli nei loro raduni consueti del settimo giorno. Ne c’èra niente nella rivelazione divina che impedisce loro di predicare il messaggio del Vangelo il settimo giorno non di piu di quanto ce ne fosse riguardo al primo giorno o a qualsiese altro giorno della settimana. Possiamo star certi, per davvero, che questi primi evengelisti predicarono la Parola del Signore incessantemente, dovunque andassero, in tutte le occasioni e a chiunque avesse un orecchio per ascolatre. L’Apostolo Paolo che dichiarò che Cristo aveva posto fine all’Antico Patto, inchiodandolo sulla croce, non disse nulla alla Chiesa primitiva, per quanto si sa dai documenti, riguardo alla legge o all’obbligo di osservare in modo speciale il settimo giorno della settimana, o qualche altro giorno della settimana. Anzi, seguirono rigidamente il pensiero secondo cui la Chiesa è una Nuova Creazione, sotto il patto originario; e che, come tale casa di figli, quindi, la Nuova Creazione non e sottoposta alla Legge ma alla Grazia. Questi insegnamenti ispirato indicarono distintamente senza alcuni termini, la libertà della Nuova Creazione, dicendo: “Nessuno, dunque, vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto una festa, o all’osservanza del sabato, alla quale sono un’ombra di cose che debbono avvenire; ma il corpo (la sostanza) e di Cristo.”—Col. 2:16-17

Fecendo capire alla Chiesa che tutti questi regolamenti riguardo a feste, a digiuni, a tempi, stagioni e a giorni erano parte del sistema tipico generale che Dio istitui con Israele tipico, che erano soltanto ombre di cose migliori che sarebbero venute in seguito, applicabili ad Israele spiruale. Per gli Ebrei queste cose erano realtà, stabilit su di loro e vincolate ad essi da decreti divini; per la Nuova Creazione esse sono semplicemente ombre, lezioni che ci orientano verso il grande compimento e niente di più.

Il fatto che gli apostoli fossero disposti ad usare il giorno del Sabato nelle Sinagoghe Ebree in connessione con la promulgazione del Vangelo di Cristo, non fù in alcun modo un’approvazione del sistema Ebraico e della legge Ebraica quale regolamento o vincolo posto sulla Nuova Creazione. Se ci fosse data l’opportunità, oggi noi predicaremo nelle Sinagoghe Ebree non solo il primo giorno della settimana, ma predicheremo con gioia il Sabato Ebraico (il settimo giorno). Si, saremo molto disposti a predicare Cristo in un tempio pagano e in una festa pagana, ma non consideremmo ciò un accettare le dottrine pagane o la festa pagana.

Per quanto riguarda il primo giorno della settimana, osservato in genere fra Cristiani come un Sabato o giorno di riposo, e un grande errore ammettere che questo giorno fu sanzionato e reso un Sabato Cristiano per mezzo di decreti della Chiesa Cattolica Romana. In realtà, e vero che al tempo di Costantino, più di due secoli dopo che gli apostoli si furono addormentati, il formalismo si insinuò nella Chiesa a un punto da far meravigliare; i falsi maestri avevano cercato di rendere pian piano i seguaci del Signore schiavi del potere clericale; e quegli intrighi preteschi e quella superstizione stavano incominciando ad esercitare una notevole influenza. E vero che a quel tempo era stato promulgato tra i Cristiani nominale secondo il quale avrebbero dovuto osservare il primo giorno della settimana come giorno destinato ad attività religiosa, ecc., nel quale veniva proibito il lavoro manuale, eccetto nei distretti di campagna dove il raccolto delle coltivazioni si sarebbero potuto considerare un’attività necessaria. E vero che questo piccolo inizio di schiavitù è questo indizio che il primo giorno della settimana, con i Cristiani, aveva preso il posto del settimo giorno della settimana degli Ebrei, portò gradualmente sempre di più al pensiero che ogni comandamento di Dio dato agli Ebrei riguardo al settimo giorno si applicava ai seguaci di Cristo per quanto riguardava il primo giorno della settimana.

Ma un’osservanza corretta del primo giorno della settimana ebbe il suo inizio molto prima del periodo di Costantino, non come una schiavitù, ma come un permesso, un privilegio. Il fatto stesso che nostro Signore risuscitò dai morti il primo giorno della settimana, da solo avrebbe reso questo un giorno da essere festeggiato tra i suoi seguaci come il giorno che celebra il risveglio delle loro speranze; ma si aggiunse a ciò il fatto che il giorno della sua risurrezione egli si incontrò con i suoi fedeli seguaci e spiegò loro le Scritture ed alcuni di essi ricordarono, poi, la benedizione con queste parole: “Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?—Luca 24:32

Avvenne tutto quello nel primo giorno della settimana in cui i due discepoli si incontrarono con Gesù sulla via che conduceva nel villaggio di Emmaus: Ancora, Gesù fu visto al sepolcro dalle due Marie, apparve a Maria Maddalena, sotto le sembianze del giardiniere, e si fece riconoscere al raduno generale degli apostoli, ecc. Essi aspettarono per una settimana intera alle manifestazioni da parte del Maestro risorto, ma non ne arrivò nessuno fino al successivo giorno della settimana, allorchè apparve di nuovo agli undici apostoli. E così, per quanto siamo a conoscenza, quasi tutte le apparizioni di nostro Signore ai fratelli si verificarono nel primo giorno della settimana.

Non c’è da sorprendersi, perciò, se senza alcun comando da parte del Signore o da parte di qualche apostolo, la Chiesa primitiva cadde nell’usanza di incontrarsi nel primo giorno della settimana, quale commemorazione delle gioie nate dentro di loro avendo visto con i loro occhi che il loro Maestro era risorto ed anche quale ricordo di come i loro cuori ardevano dentro di loro allorchè quel giorno egli aveva illuminato loro le scritture.

Essi continuarono persino a commemorare insieme lo “spezzare il pane” in quel giorno. NON come la Cena della Pasqua Ebraica, o la Cena del Signore, ma come un ricordo di come erano stati benedetti nel villaggio di Emmaus, quando egli spezzò il pane per loro i loro occhi si aprirono e lo riconobbero; e di come furono benedetti di nuovo quando con loro nella stanza al piano superiore e dette loro prove soddisfacenti di essere davvero il Signore risorto, sebene cambiato. (Luca 24:30-35,41-43) Spezzare il pane, (si legge) fù fatto con contentezza e con gioia; NON come memoria della sua morte, ma come gioia della sua risurrezione. Rappresentò non il suo corpo rovinato e il suo sangue sparso, ma la verità RISTORATRICE che egli spezzò per loro mediante la quale i loro cuori furono alimentati di speranze gioiose per il futuro, garantite loro dalla sua risurrezione dai morti. Il “Calice” non viene mai menzionato in connessione con questi riferimenti allo “spezzare il pane.” Questi riunioni del primo giorno della settimana furono occasioni di gioia, un gioire del fatto che con la risurrezione di Gesù dai morti era stato introdotto il nuovo ordine delle cose.

Man mano che la Chiesa primitiva si liberò dalla stretta associazione con il Giudaismo, e in particolare dopo la distruzione di Gerusalemme il disfacimento generale del sistema Ebraico, l’influenza del Sabato come settimo giorno diminuì e divenne più o meno tutt’uno con il primo giorno della settimana e con il riposo e il ristoro spirituale della Nuova Creazione, che risale alla risurrezione del Signore nella gloria, nell’onore e nell’immortalità.




Messaggio Alla Chiesa Di Efeso

APOCALISSE NELLA LINGUA Greca significa (“rivelazione”) ossia la scoperta di una cosa tenuta nascosta. Il libro della rivelazione (Apocalisse) fù communicato da Nostro Signore in “segni” o simboli. Mediante il Suo angelo. Al suo servo Giovanni (apostolo) Gli Studenti Biblici sanno che abbonda di simboli. Le visioni non sono realtà, benchè simbolicamente siano rappresentate come tali. Fù così per il profeta Daniele e per la trasfigurazione di Cristo, che Nostro Signore definì appunto “una visione.” (Dan. 7:1; Matt. 17:9) Anche le visioni avute da Giovanni non devono essere prese per reali.

Questo è il significato della sua Affermazione: “Fui rapito in ispirito nel giorno del Signore” notate la semplicità dell’introduzione di questo meraviglioso libro. L’Apostolo non ne scrisse il titolo che troviamo nelle nostre Bibbie: “La rivelazione di Giovanni, non reclamò alcun diritto su di esso, perchè non era suo. Infatti gli era venuto da Nostro Signore Gesù Cristo e a questi dal Padre e sarebbe giunto ai servitori di Dio mediante ‘il suo servo Giovanni.’ Questa semplicità era comune a tutti gli apostoli e dimostra quanto fossero umili: l’umiltà è necessaria per essere usati dal Signore come messaggeri per il Suo popolo.

Giovanni fù invitato a scrivere in modo chiaro le cose portate alla sua attenzione e altre che a lui sarebbero state presentate successivamente affinchè il popolo di Dio potesse apprezzare la lunghezza, l’altezza e la profonfità dell’amore di Dio. E da notare l’effermazione dell’apostolo, Ap. 1:3, sulle benedizione che sarebbe venutae durante l’era cristiana su coloro che avessero letto l’Apocalisse: durante l’età del Vangelo, alcuni dei santi cercarono di scoprire il futuro della Chiesa mediante l’esame e lo studio di questa libro simbolico e indubbiamente tutti coloro che lo lessero furono ampiamente ricompensati secondo la promessa.

Il libro continuò ad aprirsi sempre più a costoro e, ai giorni della Riforma, fù per Lutero un aiuto importante nella sua decisione che il Papato, di cui è stasto un conscienzioso seguace, era veramente l’Anticristo menzionato dell’apostolo Paolo. Una speciale benedizione sarebbe venuta, alla fine dell’era cristiana, su coloro che avrebbero esaminato le parole di questo libro, conformando le loro vite alle cose scritte in esso, “perchè il tempo è vicino” in cui sarebbero state pienamente comprese dal popolo di Dio.

Fu scritto quando una grande persecuzione venne sulla Chiesa ancora giovane, verso la fine del primo secolo, fra il 93 e il 96, durante il regno dell’imperatore Domiziano. A quel tempo Giovanni era in esilio a Patmos, nella colonia penale di un’isola rocciosa, solitaria, aspra e inacessibile del Mar Egeo, forse ai lavori forzati nelle cave di marmo. Il crimine per cui fù condannato a questo isolamento fù la sua fedeltà al Signore. Aveva allora circa novant’anni, supponendo che nessuno degli apostoli fosse stato più giovane di lui.

Sia Giovanni che l’angelo che gli parlò rappresentano “classi” nella Chiesa ora vivente. Giovanni, il discepolo prediletto, crediamo che rappresenta gli ultimi membri viventi del corpo di Criso, al tempo in cui le scene dell’età millenaria cominciano a svol gersi alla seconda venuta di Cristo. Senza dubbio fù questo il significato contenuto nelle parole dette da nostro Signore a Pietro riguardo a Giovanni: “Se voglio che lui rimanga finchè io venga, che te ne importa? Tu seguimi! (Giovanni 21:22) Giovanni non rimase in vita fino a tanto, ma lo e rimasta una classe di persone che in qulche modo lui rappresento una classe che vede con gli occhi dell’indentimento le visioni e le rivelazioni che il diletto discepolo, in stato di trance, vide in simboli.

L’esilio di Giovanni rappresenta l’ostracismo che i seguaci del Signore devono aspettarsi alla chiusura dell’età del Vangelo, cioè un completo isolamento dagli altri ed un trattamento come stranieri. La rivelazione di Nostro Signore a Giovanni corrisponde oggi ad un’apertura degli occhi dell’intendimento e garentisce una conoscenza superior ed un maggiore apprezzamento del Piano divino.—Filp. 3:8

Mentre Giovanni equivale all’intera compagnia dei Santi viventi, l’angelo che gli parlò rappresenta quelli della stessa classe di Giovanni che sono usati da Dio come strumenti nell’attirare l’attenzione dei Santi sulla loro futura gloria celeste, facendo in modo che la vedano con gli occhi della fede, comunicando loro la maggior luce divina presente alla fine dell’età del Vangelo.—Apocalisse 22:8-9

Si crede che l’apostolo abbia avuto questa visione il primo gioro della settimana, “il giorno del Signore” o Domenica. ‘Per i Cristiani’ il giorno del Signore’ è importante perchè fù quello in cui risorse dai morti, in cui tutte le promesse della parola di Dio presero vita e in cui tutte le nostre speranza furono destate con Lui. Possiamo vedervi anche un riferimento al Millennio, chiamato frequentamemte nelle Scritture ‘il giorno del Signore.’ Secondo il nostro intendimento della cronologia biblica oggi viviamo all’aurora di questo Giorno millenario di Cristo. E perciò cominciamo a vedere le cose meravigliose del carattere e del Piano di Dio, ma per comprenderle dobbiamo dipendere alla potenza ulluminatrice delle spirito santo che viene dall’alto. Solo quelli che sono divenuti Nuove Creature in Cristo possono aspettarsi di apprezzare cose spirituali e di formare la classe che l’apostolo Giovanni rappresenta. Ci sono molte ragioni per credere che i messaggi del Signore, anche se furono dati per sette Chiese particolari di quel tempo e allora applicati solo ad esse, possono avere un adempimento più ampio per tutta la Chiesa di Cristo durante l’atà del Vangelo, dato che il numero sette significa completezza. Le sette Chiese quindi rappresenterebbero sette epoche della storia della Chiesa ufficale. Così la Chiesa di Efeso sarebbe la condizione della Chiesa al tempo in cui tali messaggi furono scritti, mentre la Chiesa di Laodicea sarebbe quella della fine dell’età del Vangelo.

Le altre chiese corrisponderebbero ad epoche intermedie. Pensare altrimente vorrebbe dire dare troppo importanza a sette piccole Chiese dell’Asia Minore di quel tempo, ignorando altre allora più influenti, come quella di Gerusalemme, di Antiochia, di Corinto, di Colosse, di Filippi, di Tessalonica ecc. Perciò le lettere inviate a quelle piccoli Chiese si doveva riferire storicamenteall’intera Chiesa del. Dio Vivente, su ogni membro della quale Nostro Signore veglia. Il concetto secondo il quale il numero sette significa completezza, lo troviamo confermato da altre rappresentazioni simboliche, come: sette spiriti, sette candelabri d’oro, sette stelle.

I primi tre capitoli dell’Apocalisse contengono particolari messaggi non solo alle sette Chiese menzionate, cioè alle diverse epoche della storia della Chiesa ufficiale, ma anche a tutti i loro. “Vincitori”, cioè a una classe speciale di Cristiani di ciascuna epoca. Vi troviamo anche dei consigli del Signore adatti ad ogni tempo: anche noi, come a quelli ai quali le Sue porole furono rivolte, possiamo trovarvi un insegnamento adeguato. Questo viene da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il principe re dei re della terra. Che e stato il primo a risorgere nel pieno significato della parola, ottenendo una risurrezione alla perfezzione ed alla vita terna. Se alcuni prima di Lui furono temporaneamente destati dalla morte per poi morire un’altra volta, furono solo esempi di risurrezione compiuti per assicurare agli uomini il potere divino di Cristo di attuarla pienamente al tempo fissato.

“Ecco, Egli viene con le nubi e ogni occhio le vedrà: lo vedranno anche quelli che lo trafissero e tutte la tribù della terra faranno cordoglio per lui.”

Al principio del giorno del Millennio il mondo e lungi dall’essere convertito a Dio, ma una volta che il Diavolo e legato per non sedurre più a ncessuno, gradualmente sotto l’amministrazione di Cristo i popoli della terra accetterano le regole che saranno stabiliti dal Signore. Alcuni discerneranno il nuovo governante prima di altri, ma alla fine, “ogni occhio lo vedrà” (nella lingua greca HORAO, discerno.) Le nubi dell’afflizione si fanno sempre più nere e minacciose, ma solo quando i monti – i regni di questo mondo tremeranno e cadranno e la terra – (la società organizzata) e sarà scossa e disintegrata, allora si comincerà a capire che l’Unto di Geova sta assumendo il Suo potere, perchè Egli regnerà finchè non avrà abbattuto ogni autorità contraria al Suo governo celeste.

Gli Ebrei giungeranno a riconoscerlo per primi. L’apostolo Paolo disse: “Una cecità parziale e venuta su Israele finchè non sia entrato il pieno numero dei Gentili e allora tutto Israele sarà salvato” Rom. 11:25-26 dalla cecità, dall’ignoranza e dall’incomprensione verso Gesù Cristo che ebbe al Suo Primo Avvento. Un’altra Scrittura afferma che allorchè gli Ebrei lo ‘vedranno’, riconosceranno il segno del Figlio dell’Uomo nei cieli e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nuvole del cielo con potenza e gran gloria. (Matt. 24:30) Il profeta disse che coloro che ‘lo trafissero’ faranno cordoglio per Lui così come si piange la morte dell’unico figlio.’ (Zacc. 12:10) Nel mezzo della grande tribolazione gli Ebrei apprezzeranno finalmente Cristo e i loro ‘occhi’ saranno i primi che si apriranno.

Contribuito – S. Gabrielli



L’Eterno Iddio Vivente

“POICHÈ I MIEI pensieri non sono i vostri pensieri ne le vostre vie sono le mie viedice l’Eterno – Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alti delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, in modo di dare il seme al seminatore e pane da mangiare. Così sarà la mia parola uscita dalla mia bocca; essa non ritornerà a me a vuoto, senza avere compiuto ciò che desidero e realizzato pienamente per cui l’ho mandata.”—Isaia 55:8-11

Ai nostri giorni molti persone negano l’esistenza di Dio, e proclamano che se esiste. Egli non s’interessa risolvere i problemi concernente del caotico mondo in cui viviamo. Il profeta Davide nel Salmo 14:1 scrisse: “Lo stolto ha detto nel suo cuore non c’è Dio.” Ma il vero Iddio della Bibbia è vevente! Egli è stato, è sarà in eterno, l’amorevole Onnipotente Dio di tutta la creazione, erogatore di giustizia, in ogni tempo e in ogni luogo, sempre disposto ad aiutare il Suo popolo, quanto ne ha bisogno.

Del vero Iddio, il profeta Isaia scrisse: “Non lo sai, forse non l’hai udito? Il DIO di eternità l’Eterno, il creatore dei confini della terra, non si affatica e non si stanca, la sua intelligenza e imperscrutabile. Egli da forza allo stanco e accresce il vigore allo spossato. I giovani si affaticono e si stancano, I giovani scelti certamente incianpano e cadono, ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’innalzano con ali come aquile, corrono senza stancarsi e camminano senza affaticarsi.”—Isaia 40:28-31

Quando volgiamo il pensiero a ciò che accade nel mondo e rileviamo gl’innumerevoli fallimenti umani, e ben difficile rilevare l’esistenza e l’Opera asplicata dall’amore e dal Sommo Potere di Dio; ma Davide, mirando l’universo scrisse: “Quando considero i tuoi cieli, che sono opere delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cosa e l’uomo, perchè te ne ricordi, e il figlio dell’uomo, perchè lo visiti? Indi i cieli celebrano le tue meraviglie, o Eterno.—Salmo 8:3-4; 89:5

Davide si riferiva alla meravigliosa opera della Creazione, dalla quale riscontriamo la Sua Onnipotenza ed Onniscienza, contratabile, non solo nei cieli, ma anche restando attoniti e commossi, per le innumerevole cose create, dalla quale siamo circondati e di cui beneficiano tutti, continuamente senza sosta, nel corso della nostra vita, giorno dopo giorno. Certo l’Opera creativa di Dio non spiega la raggione per cui le sue creature umane, lungo il corso di migliaia di anni, hanno dovuto soggiacere alla dura esperienza delle sofferenze, dei dolori, delle malattie e la morte; nettanpoco perche l’umanita, oggi sta attraversando il piu lungo e grave periodo di distretta, mai prima conosciuto su la terra. Nel libro del profeta Geremia 9:23-24 leggiamo: “Cosi dice l’Eterno: il savio non si glori della sua sapienza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza. Ma chi si gloria si glori di questo: di aver senno e di conoscere me; che sono l’Eterno, che esercita la benignita, il diritto e la giustizia; poiche mi compiaccio in queste cose, dice l’eternò.”

Noi possiamo ammirare la gloria di Dio, nei cieli, nei mari, su la terra, sui monti, nei fiumi, nelle valli ed in tutte le innumerevoli forme creative, che abbondano in ogni dove. Tuttavia, cio non ci spiega perche Iddio sta permettendo la prevalenza del caos, in tutta la terra, al tempo presente.

Solo se perveniamo a compenetrarci dei fini che si propone raggiungere il Creatore col Suo Supremo disegno (O Piano), quale c’e rivelato dalla ispirata Parola di Dio—la Bibbia—noi potremmo discernere e comprendere nel Gran Creatore, l’amorevole Iddio, nella Sua Onniscienza. Onnipotenza e giustizia. La Sua parola (la Bibbia) non solo rivela le fasi della Sua Creazione, nel preparare la terra per la dimora degli essere umani e di tutto cio che era necessario per la sua esistenza e sussistenza; ma spiega, anche il proposito della Creazione dell’uomo, con questa esortazione rivolta da Dio ai nostri progenitori: “crescete, moltiplicatevi, riempite la terra, e rendetevela soggetta.” (Gen. 1:27-28) E, migliaia d’anni dopo, Egli ci affermo che non aveva creato la terra invano, ma per essere abitata.—Isaia 45:18

Iddio designó, anche, che l’uomo doveva avere il dominio su cio che aveva creato su la terra. (Salmo 45:18) E, nel Nuovo Testamento – l’Apostolo, nel parlare dell’uomo creato di Dio dice: “Tu (Iddio) l’hai fatto di poco inferiore agli angeli: l’hai coronato di gloria e d’onore; gli hai posto ogni cosa sotto i piedi.”—Ebrei 2:8-9

L’uomo disubbidí al Suo Creatore e perdette, oltre al Suo favore, il dominio su la terra. Ma Iddio, che amava ed ama le Sue creature, provvide per loro la redenzione, per la quale, secondo il Disegno di Dio per la salvezza delle creature umane, esse saranno restaurate alla vita perfetta e nel dominio della terra, anch’essa restaurata alle condizioni ademiche. Per mezzo di questa grande: Verità, espostaci dalla Bibbia, siamo stati resi atti a discernere e conoscere in Dio colui che si diletta a rendere amorevolezza e benevoglienza vero le Sue creature.

L’ESSENZIALITÀ DELL’UBBIDIENZA A DIO

Noi possiamo notare la gloria di Dio nei cieli, perchè i corpi celesti ubbidiscono alle Leggi di Dio. Immaginatevi qual caòs e quale distruzione avverrebbe nel sistema planetario, se i pianeti, gli astri, i soli dovessero permettersi di muoversi per proprio conto, uscendo dalle loro orbite gravitazionali! Ma essi non possono disubbidire, perchè sono sotto diretto controllo del Creatore: della Sua Legge, dalla quale non possono deviare.

L’osservanza assoluta alle Leggi divine, rispettata dalla creazione inanimata, deve essere ugualmente rispettata dalle creature animate e dotate d’intelligenza e raziocinio. Ai nostri progenitori fu conocesso il libero arbitrio; essi non erano delle marionette, ma degl’esseri intelligenti, creati all’immagine e somiglianza di Dio. Perciò, sarebbe stata contrario al Disegno del Creatore il costringerli ad osservare le Sue Leggi. Essi avrebbero dovuto ubbidire spontaneamente. Invece, essi abusarono della libertà loro concessa, scegliendo il contrario di quanto il Creatore aveva ordinato. La loro infrazione comportò la pena della morte, prestabilita e lor preannunziata dal Creatore ad Adamo, sin dal principio, in questi termini: “…del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perchè, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai.” (Gen. 2:17) L’apostolo Paolo scrisse: ‘Siccome per la disubbidienza di un solo uomo, i molti sono stati costituiti peccatori, così anche, per l’ubbidienza, d’un solo, i molti saranno costituiti giusti.’ (Rom. 5:19; I Cor. 15:22) Così, la morte ebbe origine e divenne una ben triste esperienza alle generazioni che si susseguirono, col retaggio conseguenziale delle sofferenze, delle malattie e dei dolori, che conducevano tutti, inesorabilmente alla tomba. Il ‘danno’, causato al genere umano, in seguito alla disubbidienza alla Legge divina, sarebbe uguale al caòs ed alla distruzione che risulterebbe se gli astri ed i pianeti dovessero uscire dalle loro orbite, infrangendo le Leggi divine.

PERCHÈ FÙ PERMESSO IL PECCATO

Iddio permise che il peccato entrasse nel mondo, affinchè le creature umane, avessero potuto, con tale esperienza, trarre insegnamento risultato originato dalla disubbidienza alla Sua Legge. Nella Genesi 3:22, leggiamo: “Poi, l’Eterno Iddio disse: Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, quanto a conoscenza del bene e del male.” Il ‘noi,’ in questa dichiarazione, è uguale a quello adoperato, ancor nella Genesi 1:26, ove il Creatore, dice: ‘Facciamo (noi) l’uomo a nostra immagine ed a nostra somiglianza.’ L’Eterno Jehòvah si rivolgeva al Suo diletto Figliuol (il LOGOS, ‘LA PAROLA’), che, ‘nel principio, fu con Dio, il Padre celeste, e cooperò, in tutta la Sua Opera creativa.—Giov. 1:3

L’Eterno ed il Suo Figliuolo preconobbero qual terribile risultato avrebbe apportato la disubbidienza alla Legge divina, ma Adamo non lo sapeva, per quanto era stato detto che sarebbe morto, se avesse disubbidito all’ordine, espressogli da Dio con la massima chiarezza. Jehòvah ed il Logos sapevano, anche, che la razza umana avrebbe tratto insegnamento dall’esperienza, cui sarebbe andata incontro. Così, quando Adamo ed Eva peccarono, il Creatore osservò che erano pervenuti alla conoscenza del bene e del male (Genesis 3:22), e, quindi, s’erano ingolfati nel corso d’un’ esperienza, per la quale avrebbero appreso la necessità d’osservare le Leggi divine.

Adamo ed Eva, nel giardino dell’Eden sperimentarono “il bene” per un breve periodo di tempo benché, non conoscendo altro, probabilmente, non potettero apprezzare il valore della provvidenza e delle benedizioni lor concesse dal Creatore. Dopo aver peccato, furono scacciati da quella perfetta dimora dell’Eden e, da quel tempo, iniziarono a sperimentare ‘il male’. Essendo degli esseri perfetti, vissero dei centinai di anni, nel corso dei quali, probabilmente, furono liberi delle sofferenzé fisiche, benchè dovettero stentare a procurarsi i mezzi di sussistenza dalla arida terra impreparata a fruttificare come il giardino dell’Eden.

Infine, la morte fece ritornare alla terra, d’onde erano stati tratti i nostri progenitori. D’allora, nel corso dei secoli, generazione, dopo generazione, tutte le creature umane, oltre ad avere una breve vita, penarono, soffrirono s’ammalarono, andando tutte, inesorabilmente verso la morte. E la loro vita è stata una lunga notte di pianto, durante la quale, il male è stato sperimentato da tutti e continuamente. Davide scrisse di questa notte: “la sera da noi alberga il pianto; ma la mattina viene il giubilo.”—Salmo 30:5

IL TEMPO IN CUI PREVARRÀ “IL BENE”

La futura mattina di giubilo spunterà nel “nuovo giorno” che sta per giungere, nel cui corso saranno erogate le benedizioni a tutta l’umanità. Allora, le genti sperimenteranno il vero ‘bene,’ ed apprenderanno la ragione per cui Iddio ha promesso il male. E costateranno che il breve tempo di distretta sofferta, in questa breve vita, sarà nulla, in confronto all’eterna gioia di cui godranno, allorché saranno restaurati tutti a perfetti esseri umani e diverranno figliuoli di Dio.

(Continua Nel Prossimo Numero)



LA NOSTRA PASQUA
QUAST’ANNO SARA CELEBRATA IL
APRILE 7 2009


Associazione Studenti Biblici Aurora